Articolo 18 growshop: vendere cannabis light è ancora legale?

Davide Rizzoli • 24 giugno 2025

Articolo 18 DL Sicurezza: norma inapplicabile che paralizza un settore

Articolo 18 DL Sicurezza: norma inapplicabile che paralizza un settore


Testo basato su un approfondimento realizzato da Canapa Sativa Italia
«Siete qui per il DL?»
“No, no, quella normativa non è attuativa, e con ogni probabilità non lo sarà mai.”


Un paradosso giuridico che blocca un intero comparto

Roma, 22 maggio 2025 – Durante un controllo dei Carabinieri presso un punto vendita associato, è emersa con chiarezza l'assurdità del nuovo articolo 18 del Decreto Sicurezza: una norma formalmente in vigore, ma priva di reale applicabilità, che sta generando gravi incertezze giuridiche ed economiche.


Il fatto: controllo, chiarezza e incertezza

Nel corso di un normale controllo, i Carabinieri hanno confermato che la normativa non è attuativa. L’intervento si è svolto in modo collaborativo e professionale, culminando con il riconoscimento della regolarità della posizione dell’esercente. Un segnale positivo, che però evidenzia una profonda contraddizione: l’esistenza di una norma che nessuno può davvero applicare, ma che continua a intimidire e disorientare l’intero settore.

Perché l’articolo 18 è inapplicabile

  • Mancata notifica TRIS: la norma non è stata notificata secondo la Direttiva (UE) 2015/1535, requisito obbligatorio per tutte le norme tecniche che incidono sul commercio.
  • Giurisprudenza consolidata: secondo la Cassazione (SS.UU. 30475/2019), solo i prodotti effettivamente idonei a produrre effetti stupefacenti sono punibili.
  • Disapplicazione obbligatoria: giudici e Forze dell’Ordine devono disapplicare le norme non notificate in contrasto con il diritto UE.

Ma nella pratica…

  • In molte zone d’Italia si registrano comunque sequestri, chiusure di conti e ordini bloccati.
  • Le Forze dell’Ordine applicano l’articolo 18 come divieto generalizzato, anche quando non ce ne sono le condizioni giuridiche.
  • Alcuni operatori sono costretti a delocalizzare o chiudere.

Gli effetti devastanti sul comparto canapa

  • A rischio oltre 22.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti.
  • 1,2 milioni di consumatori potenzialmente spinti verso il mercato nero.
  • Imprese in regola che si vedono trattate come criminali, senza reali violazioni.

Come difendersi: strumenti pratici per operatori e rivenditori

  • Tenere in negozio:
  • Certificati UE delle varietà coltivate
  • Analisi batch con THC entro i limiti (≤ 0,5/0,6%)
  • Sentenza Cassazione 30475/2019
  • Eventuali verbali di dissequestro
  • Annotare l’assenza di notifica TRIS nei verbali
  • Richiedere riesame (art. 324 c.p.p.) entro 10 giorni
  • Rivolgersi a una rete legale specializzata, come quella di Canapa Sativa Italia: legal@canapasativaitalia.it

E-commerce e distributori automatici: si può vendere?

Sì, a patto che:

  • Il prodotto sia conforme (THC ≤ 0,6%, varietà certificate)
  • L’etichettatura sia chiara (varietà, lotto, uso ornamentale/collezionistico)
  • Venga esclusa ogni destinazione alimentare/medica
  • Si evitino claim impropri sui benefici

L'articolo 18, allo stato, non ha efficacia, e il commercio online e nei distributori resta lecito. Nessun oscuramento può avvenire senza fondamento giuridico specifico.


Appello alla comunità giuridica e accademica

Il settore della canapa industriale è diventato il banco di prova della tenuta del diritto. Invitiamo giuristi, studenti e professori ad osservare e prendere posizione: è in gioco la coerenza del nostro sistema normativo.


Conclusione: difendere la legalità, non le apparenze

Il vero problema non è l’illegalità, ma la distorsione nell'applicazione del diritto. Serve chiarezza normativa, rispetto per il diritto europeo e tutela per le imprese che operano in trasparenza. Il nostro impegno continua, affinché la legalità non resti solo sulla carta.

⚠️ Questo articolo è stato redatto rielaborando contenuti pubblicati da Canapa Sativa Italia. Le informazioni giuridiche, i modelli di autodifesa e i riferimenti alla rete legale fanno capo all’associazione Canapa Sativa Italia e non al nostro sito o attività commerciale.
Per assistenza legale o per ricevere aggiornamenti normativi, ti invitiamo a contattare direttamente l’associazione oppure a iscriverti alla loro newsletter.


Autore: Davide Rizzoli 19 aprile 2025
Il recente Decreto Sicurezza 2025 , e in particolare l’articolo 18, sta sollevando forti preoccupazioni nel settore della canapa industriale e della cosiddetta cannabis light. Secondo il testo approvato, viene vietata una serie di attività legate alle infiorescenze di canapa , anche se con THC entro i limiti di legge (0,5%) . Tra le attività vietate troviamo: “l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa.” Una formulazione che rischia di compromettere l’intera filiera , coinvolgendo migliaia di aziende agricole, negozi specializzati, laboratori di trasformazione e distributori. Una norma che potrebbe violare il diritto europeo? Le associazioni di categoria Canapa Sativa Italia (CSI) e Imprenditori Canapa Italia (ICI) hanno annunciato il primo ricorso ufficiale contro l’articolo 18, sostenendo che il governo non abbia rispettato la procedura europea TRIS , prevista dalla direttiva 2015/1535 . Questa norma impone agli Stati membri di notificare alla Commissione Europea ogni progetto di regolamentazione tecnica che possa influire sul mercato interno. Secondo i legali delle associazioni, la mancata notifica potrebbe rendere inapplicabile l’articolo 18 , come già avvenuto in passato con altre normative bocciate da Bruxelles, come nel caso del divieto sulla carne coltivata. Le conseguenze per il settore  Il rischio immediato per molte aziende è quello di essere accusate di detenzione o spaccio di sostanze stupefacenti , pur trattando prodotti legali e con contenuti di THC regolarmente sotto i limiti. Molti operatori stanno valutando la chiusura o la delocalizzazione dell’attività all’estero. Secondo le stime delle associazioni, sono a rischio: 3.000 aziende italiane coinvolte nella filiera 30.000 posti di lavoro , di cui 10.000 stabili e 20.000 stagionali Un intero settore agricolo e commerciale costruito nel rispetto della legge E adesso? In attesa di sviluppi legali e del responso della Commissione Europea, la parola passa ai tribunali. Il ricorso è stato presentato al tribunale civile di Firenze e sarà seguito da una conferenza stampa alla Camera dei Deputati , prevista per martedì prossimo. Chi opera nel settore o ne è indirettamente coinvolto dovrebbe seguire con attenzione l’evoluzione del caso. La battaglia legale è appena iniziata, ma potrebbe cambiare il destino di un intero comparto economico. Un’eccezione tutta italiana? Mentre il governo italiano introduce divieti sempre più restrittivi nei confronti della canapa industriale e della cannabis light, gran parte del mondo sta andando nella direzione opposta. In molti Paesi, il dibattito si sta spostando dalla regolamentazione del CBD alla legalizzazione del THC, con un approccio basato su dati scientifici, evidenze cliniche e principi di riduzione del danno . Alcuni esempi: Stati Uniti : pur non avendo ancora una legalizzazione federale, oltre 20 Stati , tra cui California, New York, Colorado e Illinois , hanno legalizzato il consumo ricreativo di cannabis, creando un vasto mercato regolamentato e tassato a livello statale. Germania : ha legalizzato il consumo personale di cannabis con THC dal 1° aprile 2025, regolamentando anche la coltivazione domestica e la distribuzione tramite club autorizzati. Canada : è uno dei primi Paesi ad aver legalizzato il THC a livello nazionale già nel 2018. Portogallo : ha depenalizzato l’uso personale di tutte le sostanze nel 2001 e sta valutando modelli regolatori anche per la cannabis. Malta : ha legalizzato la coltivazione e il possesso personale. Lussemburgo e Paesi Bassi si muovono verso la legalizzazione con modelli pilota. Spagna ha una lunga esperienza con i Cannabis Social Club, tollerati in molte regioni. In questo scenario, l’Italia si pone come eccezione ideologica , agendo in assenza di evidenze scientifiche, ma con un impianto normativo che sembra rispondere più a logiche di propaganda che a una reale esigenza di sicurezza pubblica.
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