Cannabis Light: Il Decreto Sicurezza è Inapplicabile per Violazione delle Norme UE
Dopo la carne coltivata, anche il divieto sulla cannabis light è nullo: il governo dimentica di notificare la norma all’UE, aprendo uno spiraglio per migliaia di imprese
Una recente svolta legale potrebbe salvare migliaia di aziende italiane operanti nel settore della cannabis light. L’articolo 18 del Decreto Sicurezza, che imponeva il divieto alla vendita del fiore di canapa, è stato infatti dichiarato inapplicabile per una violazione della normativa europea: il governo italiano non ha notificato la disposizione alla Commissione Europea, come previsto dalla Direttiva (UE) 2015/1535.
Perché la norma è inapplicabile
La Direttiva 2015/1535 obbliga gli Stati membri a notificare in anticipo alla Commissione Europea qualsiasi normativa tecnica che possa avere un impatto sul mercato interno. Il mancato rispetto di questa procedura rende automaticamente la norma nazionale non applicabile. In questo caso, l’articolo 18 del decreto non è stato notificato, violando quindi una condizione essenziale per la sua validità.
Secondo la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, una norma non notificata deve essere disapplicata dai giudici nazionali. Questo principio è stato ribadito in più occasioni, da casi come CIA Security International fino alla recente sentenza Papier Mettler Italia.
Un errore che si ripete
Ciò che rende la vicenda ancora più grave è che non si tratta della prima volta che il governo italiano commette questo errore procedurale. Lo stesso schema si era già verificato con la normativa che vietava la produzione e la commercializzazione della carne coltivata. Anche in quel caso, la legge era stata introdotta senza la necessaria notifica a Bruxelles, rendendola giuridicamente invalida.
Questa ripetizione evidenzia una preoccupante mancanza di attenzione nel rispetto delle regole europee, con conseguenze pesanti per interi settori produttivi e per l’immagine istituzionale del Paese.
La reazione del settore
Le principali associazioni italiane della canapa, tra cui Canapa Sativa Italia e Imprenditori Canapa Italia, avevano da subito sollevato dubbi sulla legittimità della norma e presentato ricorso presso la corte d'appello di Firenze. Ora, con la conferma ufficiale dell'assenza di notifica alla Commissione, il loro ricorso acquista una forza decisiva.
Secondo gli avvocati coinvolti nel procedimento, il giudice dovrà riconoscere la prevalenza del diritto comunitario, con la conseguente disapplicazione dell'articolo 18.
Una luce di speranza per migliaia di imprese
Si apre così uno spiraglio concreto per circa 3.000 aziende italiane del settore e per i 30.000 lavoratori coinvolti nella filiera. Molti operatori avevano già annunciato la chiusura o la sospensione delle attività, temendo pesanti conseguenze legali. Oggi, invece, possono riconsiderare la propria posizione, forti di una normativa europea che tutela il principio della libera circolazione delle merci e delle informazioni nel mercato interno.
Conclusione
Questa vicenda sottolinea l’importanza del rispetto delle regole europee nella produzione normativa nazionale. Il caso dell’articolo 18 del Decreto Sicurezza – così come quello della carne coltivata – non è solo una questione legale: è una questione economica, sociale e di civiltà giuridica. Il settore della cannabis light, perfettamente in linea con il diritto europeo, ha ora una possibilità concreta di continuare a esistere e crescere.
